Sarenco, regista rivista

Testo pubblicato in

Sarenco. Sono un poeta di montagna e me ne vanto

Fondazione Berardelli, 2008

Libro sarenco

E’ difficile parlare di Sarenco senza accennare alle sue poliedriche attivita’ culturali. Sarenco e’ un agitatore, un provocatore culturale, un vulcano in piena attivita’.
Sin dall’inizio la sua attivita’ poetica e’ caratterizzata da una forte, e per certi versi incontenibile, spinta organizzativa che ha trovato sfogo nella fondazione e direzione di riviste, gallerie, collane editoriali, festivals, esposizioni internazionali, centri culturali, biennali.
Tutte quest attivita’ sono parte integrante della sua produzione poetica, sono un tutt’uno con essa.
Da questo punto di vista, le sue riviste, le sue gallerie, i suoi festival sono da considerarsi delle vere e proprie opere. Come i films, i video, le performances. Sarenco e’ riuscito, nel corso della sua pluriennale attivita’, a rendere la propria vita un’opera.


Gli aneddoti, le dicerie, i fatti storici e le bugie, le vicende giudiziarie, i matrimoni e le amanti che costellano la sua vita e la sua attivita’ sembrano seguire un raffinato copione architettato da un grande regista.
Mai come nel suo caso la vita e l’arte si sono confuse, articolate, sostenute.
Sarenco, come piu’ volte ha ricordato Enrico Mascelloni nei suoi scritti, e’ un poeta guerriero, o un guerrigliero poeta, che ha fatto della lotta, della guerra, della polemica e del combattimento la sua poetica.
Una poetica che recupera tutta la violenza e tutte le tecniche di lotta care alla tradizione dada-surrealista e poi situazionista. E le riviste, ad iniziare da Maintenant di Arthur Cravan, fanno parte a pieno titolo di questa tradizione. Anzi, ne sono forse l’esempio piu’ rappresentativo, se non altro per la materialita’ del supporto stesso destinato alla conservazione e alla memoria.


In numerose interviste e in numerosi scritti, Sarenco ha affermato che la pubblicazione di riviste e’ l’attività piu’ interessante e piu’ soddisfacente per un poeta, soprattutto se la rivista è auto-prodotta e auto-finanziata.
L’esoeditoria offre l’unica vera possibilita’ d’espressione libera e indipendente al poeta.
La rivista d’artista, con le sue caratteristiche di artigianalita’, clandestinita’, urgenza comunicativa, impegno politico e poetico militante, viene a costituirsi come vero e proprio laboratorio creativo, dove le idee, le suggestioni e le sperimentazioni trovano la possibilita’ di concretizzarsi, di depositarsi e di entrare immediatamente in circolo, tra i poeti e gli artisti destinatari naturali della pubblicazione stessa.
La rivista e’, nella concezione rivoluzionaria militante e guerrigliera che Sarenco ha dell’arte, lo strumento piu’ adatto e di sicuro effetto.
E c’e’ da credergli, vista la quantita’ di riviste e di libri pubblicati e la quantita’ di polemiche e liti teoriche e giudiziarie scaturite dalle dichiarazioni lanciate dalle pagine delle sue riviste e dei suoi libri.


Sarenco inizia la sua attivita’ poetica nel 1961, con la produzione di poesie lineari, ma già nel 1963 inizia la sua produzione di poesia visiva.
Nello stesso anno, Sarenco fonda e dirige la sua prima rivista: Il Tarlo Valsabbino.
Tra il 1966 e il 1968 Sarenco espone a piu’ riprese le sue opere, entrando in contatto con Gillo Dorfless, Ugo Carrega, Eugenio Miccini, Julien Blaine, Jean-François Bory. Partecipa alla storica manifestazione di Fiumalbo organizzata da Adriano Spatola: Parole sui muri. Sempre nel 1968 conosce Joseph Beuys, inizia un rapporto epistolare con Jochen Gerz e Jean-Claude Moineau. Fonda a Brescia, con Enrico Pedrotti, prima la Galleria-Libreria La Comune e successivamente la rivista Amodulo e le conseguenti Edizioni Amodulo.


Nel 1969, durante il festival organizzato da Eugenio Miccini alle Cascine di Firenze, Sarenco incontra Paul De Vree con il quale era in contatto epistolare da alcuni anni.
Collaborava infatti con De Taffelronde, la rivista di poesia fondata dal poeta belga nel 1953.
L’incontro diede vita ad una serie di collaborazioni piu’ serrate che si concretizzarono in due avvenimenti storici fondamentali: l’organizzazione della storica mostra collettiva di poesia visiva internazionale allo Studio Santandrea di Milano e la fondazione di una nuova rivista.


Lotta Poetica nasce nel 1971 come diretta conseguenza di questo incontro e dell’amicizia istauratasi tra i due poeti. E’ questa la rivista piu’ importante fondata e diretta da Sarenco.
La Poesia Visiva trovera’ in essa un forte mezzo di affermazione e diffusione internazionale.
La caparbieta’ con cui Sarenco, De Vree e Miccini diressero la rivista riusci’ ad imporla come vero e proprio organo ufficiale del movimento e a renderla una delle riviste d’avanguardia piu’ longeve del XX secolo.
Grazie alle sue tre serie ( 1971/1975; 1982/1984 e 1987) Lotta Poetica attraversa indenne due decenni rimanendo assolutamente fedele ai propositi di lotta dichiarati nel titolo.
Impresa di tutto rispetto se si considerano gli anni Ottanta.


Nonostante l’impegno profuso nella direzione di Lotta Poetica, Sarenco e’ riuscito negli stessi anni a produrre altre due riviste, Factotum (1977/1979) e RadioTaxi (1982/1984).
Quest’ultima, tra l’altro, e’ una iniziativa editoriale unica nel suo genere per il panorama italiano.
Se escludiamo le Edizioni Cramps, che hanno dedicato parte del loro catalogo alla pubblicazione di documenti sonori di alcuni poeti e artisti d’avanguardia (in particolare nella collana Multhipla riconducibile alle Edizioni Multhipla di Milano), RadioTaxi e’ l’unica rivista-collana di dischi interamente dedicata alla poesia sperimentale d’avanguardia uscita in Italia.
Cosa ancora piu’ straordinaria perche’ riconducibile alla volonta’ di due poeti, Sarenco e Franco Verdi, impegnati essi stessi nell’ambito di ricerca proposto.
Va ricordato che Sarenco non era nuovo alla pubblicazione di documenti sonori. Gia’ all’inizio degli anni Settanta, con le Edizioi Amodulo, Sarenco aveva infatti pubblicato una serie di quattro musicassette di poesia sonora edite in 100 esemplari numerati e firmati.


Non contento, sempre negli anni Ottanta, anni bui, Sarenco apre a Illasi, vicino a Verona, la Domus Jani, uno dei luoghi di ricerca culturale piu’ interessante e stimolante del panorama italiano e fonda con Miccini una delle riviste piu’ assurde riconducibili all’avanguardia: Verona Voce. Il mensile intelligente di Verona.
Un rivista formato tabloid, diffusa nelle edicole, che e’ un ibrido, un esperimento allucinato che vede pubblicate nelle stesse pagine: interviste di Beuys, Nitsch; interviste/attacchi all’assessore delle Cultura di Verona; reportage sulle aziende vinicole o sui ristoranti del comprensorio; divagazioni su merletti e ricami; proposte di itinerari turistico-culturali.
Una rivista assolutamente unica, diversa, improbabile che verra’ anche pubblicizzata con uno spot televisivo, unico esempio a mia conoscenza di una reclame realizzata da un artista contemporaneo a sostegno di una sua rivista.
Poi, dalla fine degli anni Ottanta, inizia la frequentazione dell’Africa.


Ma per il poeta visivo, il vasto continente, non e’ un luogo di villeggiatura e di riposo. Tutt’altro.
E’ un luogo di scoperte, di attivita’ e di lotta culturale. Inizia da subito ad istaurare un dialogo serrato tra le realta’ artistiche d’avanguardia africane e quelle oramai consolidate europee.
Numerose sono infatti le collaborazioni tra artisti africani e artisti dell’entourage di Sarenco.
Di conseguenza, ancora riviste (Poesia Visiva, Sarenco’s), ancora gallerie (Sarenco Club, Fabbrica Sarenco), ancora centri culturali (Archivio Europeo del Film e del Video d’Artista), ancora collane di libri (Laser Edition, Rara International, Safaribooks, Nomadnomad) e ancora l’organizzazione di importanti esposizioni (Poesia Visiva e Dintorni. L’ultima avanguardia ad Umbertide, Poesia Totale a Mantova, la Prima Biennale d’Arte Contemporanea di Malindi).


Un impegno continuo, quello di Sarenco, che non e’ pensabile ridurre solo ad un mero aspetto del suo carattere. C’e’ qualcosa di piu’ in tutto questo. C’e’ la necessita’ di rendere ogni sua azione, ogni sua iniziativa, parte integrante e coerente di un disegno poetico più ampio. Una poesia che trova nella possibilita’ di agire sulla realta’, adoperando qualsiasi mezzo, la sua piu’ intima verita’. Cio’ a cui mira sempre il nostro poeta bresciano con la sua arte e’ modificare la realta’, scuotere il pensiero, stravolgere i modi di vedere. Ed in questo programma le riviste hanno sempre un ruolo di primordine.


Una serie di riviste, quelle di Sarenco, che potremmo definire, seguendo l’insegnamento di Luigi Pintor, leniniste. Cioe’ riviste politiche di gruppo, tutte finalizzate all’affermazione o alla formazione di un partito (qui da intendere in senso lato). Riviste che hanno carattere d’emergenza e che sono strumenti d’agitazione anche quando sono dense d’idee. Sono riviste di lotta, fortemente caratterizzate dal momento storico, dall’ideologia e l’impegno politico che permeano qualsiasi attivita’ culturale dell’artista bresciano. Riviste che oggi non potrebbero nemmeno esistere.