Il visibile e l’invisibile di Pignotti

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La poesia ve lo dice prima la poesia ve lo dice meglio.

Opere dal 1945 al 2010

Fondazione Berardelli, 2010

La carezza dell’occhio sulla pelle e’ di una dolcezza eccessiva
… un lacerante brivido di piacere


G. Bataille

Negli anni Ottanta Lamberto Pignotti inizia la serie di lavori titolati Visibile / Invisibile che va di pari passo con l’altra serie degli stessi anni De-com-posizione. Le opere di entrambe le serie sono caratterizzate da immagini prese da rotocalchi rielaborate con accurate abrasioni, velature, colorature e commentate da una frase dell’autore. Commento che nella serie Visibile /invisibile si riduce spesso alla semplice indicazione del titolo. L’operazione di ri-significazione delle immagini, che e’ la trama principale dell’opera di Pignotti, si riduce quindi all’osso. Non sono piu’ necessari elaborati collage. Cio’ che caratterizza la produzione di questi anni del poeta fiorentino e’ la sintesi. L’operazione presentata in questa serie di lavori e’ quindi da considerarsi attentamente perche’ esprime in se’ qualcosa di peculiare, fondante e che sembra imporsi a Pignotti come necessario. Siamo quindi di fronte al nocciolo della sua produzione.
Nella loro scarna semplicita’ le opere della serie Visibile / Invisibile conservano tutti i temi visivi fondamentali dell’opera di Pignotti. Le immagini prescelte sono estratte dai rotocalchi, in particolare dalle riviste di moda. Vale a dire da quelle riviste che negli anni Ottanta hanno dominato il mercato editoriale, imponendosi a piu’ livelli, e che hanno contribuito alla costituzione della societa’ consumistica spinta succuba dall’immagine del feticcio bene-merce. Pignotti, con estrema lucidita’, identifica nell’immagine del corpo femminile il nucleo del sistema bisogno-acquisto che sfrutta il desiderio erotico dell’acquirente. Fedele all’impostazione guerrigliera della poesia visiva, la scelta delle immagini non e’ mai casuale ed insiste nella trasformazione delle immagini pubblicitarie, da sempre materiale di scavo, erosione e sovversione prediletto dall’avanguardia poetico-visiva. La scelta inevitabilmente dell’icona femminile come feticcio condensante in se’ tutte le possibili immagini dell’oggetto desiderabile e’ lo sviluppo logico, in poesia, di cio’ che Pignotti aveva da poco espresso nel suo lucido saggio: Marchio & Femmina. La donna inventata dalla pubblicita’ (Vallecchi 1978). In questo senso si puo’ dire che la serie Visibile / Invisibile ne costituisce la conseguente azione militante. Il corpo femminile, cio’ che e’ visibile nella pagina pubblicitaria, veicola qualcosa di invisibile, il messaggio pubblicitario stesso. Cio’ che Pignotti svela con la sua operazione e’ la perversa tendenza a creare bisogni artificiali insita nella logica propagandistica. E’ questo il primo significato, ascrivibile alla storica e “tradizionale” interpretazione della poesia visiva come guerriglia semiologia, estraibile dalla serie Visibile / Invisibile.
Una parola in piu’ va’ pero’ sussurrata soprattutto sull’aspetto erotico delle opere di Pignotti che in questa serie di lavori trova, a mio modo di vedere, la sua forma piu’ completa e pura. Credo non sia sfuggito a nessuno la presenza continua, quasi ossessiva, dell’immagine femminile nelle opere di Pignotti. Da sempre il corpo femminile ha un ruolo centrale nelle sue opere. Corpo che oltre a veicolare, come gia’ detto, il messaggio pubblicitario, e’ di per se’ l’oggetto del desiderio. Desiderio erotico. Quello dell’artista, per primo, in quanto uomo solitario che accarezza con la punta del cutter le immagini da ritagliare e, successivamente, del fruitore che accarezza con lo sguardo quelle stesse immagini. Gia’ dai primi collage Pignotti ha utilizzato figure di donne seminude e ammiccanti, provocanti donne in lingerie nere che fanno capolino da dietro paraventi di lettere ritagliate. Immagini che emanano un chiaro messaggio sessuale e che inevitabilmente fanno nascere fantasie di impreviste relazioni sessuali. La memoria corre veloce all’avventura di un lettore di Calvino… Tutto cio’ ha molto a che vedere con la creazione poetica e il lavoro intellettuale. Parole che mascherano, che svelano, che solleticano l’orecchio e parole che ci fanno arrossire, che ci turbano. Parole che anticipano l’occhio e che rendono possibile l’esperienza erotica.
Nella serie qui in esame la presenza femminile si riduce spesso al viso, caratterizzato da labbra rosse e socchiuse. Visi in cui spiccano gli occhi che emanano sguardi diretti, ammiccanti, sornioni. E anche quando la figura e’ intera, la sensualita’ promana dalle pose del corpo, flessuoso e morbido. Ma cio’ che rende erotiche queste immagini, che le strappa cioe’ dalla loro funzione pubblicitaria, e’ lo scavo esercitato dal poeta. La cancellatura o l’abrasione di una parte dell’immagine pulita, piatta e assolutamente sempre identica a se’ stessa cosi’ cara all’immaginario diffuso dalla pubblicita’ e dalla moda, fa emergere il desiderio di chi osserva. Il particolare mancante, il difetto inserito forzatamente nell’immagine la umanizza e la rende erotica. Con un semplice gesto Pignotti riesce ad inserire la dialettica del desiderio, della perenne ricerca dell’oggetto mancante in una immagine artificiosamente costruita per eliminare ogni possibile difetto e mancanza. L’aspetto erotico, seppur ancora poco indagato, ha una valenza dirompente e sovversiva che e’ funzionale alla strategia poetica e politica della poesia visiva.
Tradizionalmente si e’ posto l’accento sulla dicotomia linguistica messa in atto dalla poesia visiva, esaltandone la funzione di sovversione del messaggio veicolato dai mass-media, privilegiandone cosi’ il versante politico (va detto che questo versante e’ stato seguito e ampiamente battuto su indicazione degli stessi poeti) e riconducendo la poesia visiva nell’ambito di una poesia di puro linguaggio da cui, con estrema difficolta’, tutto il movimento ha tentato di liberarsi. L’aspetto visivo che emerge dall’analisi dell’erotismo espresso da Pignotti nella sua opere spinge invece nella direzione di quell’analisi visiva che spesso e’ stata messa in secondo piano. L’erotismo si fonda sulla visione, l’eros parte dallo sguardo, e’ l’incontro degli sguardi, non e’ un caso quindi che tutta la serie si identifichi con il riferimento alla visione possibile / impossibile dell’oggetto del desiderio. L’occhio deve avere il suo piacere, si dice, dimenticando a volte che il piacere scaturisce piu’ dal bordo di un pizzo che dalla visione diretta del sesso. Ma cio’ non e’ mai sfuggito alla pittura che elevato il velo a suo topos. Basterebbe ricordare l’apologo di Zeusi e Parrasio per valutarne la portata. In buona sostanza: si sa che il velo e’ la forma più pura della visione possibile / impossibile esercitata dalla pittura. Come suggerisce Blaine (poeta visivo marsigliese) si potrebbe riscrivere tutta la storia dell’arte come la storia del drappeggio. Solo il velo, il drappo, in tutte le sue forme ri-vela ed esalta la mancanza insita nel corpo desiderante. In questo modo l’intervento di velatura esercitato da Pignotti sulla serie di opere Visibile / Invisibile palesa la sua profonda significazione: il discorso erotico e’ la verita’ di queste opere.
La scelta di sottolineare lo scarto esistente nella visione e’ quindi una operazione che mira ad aprire nel fruitore una profonda meditazione sul desiderio. Desiderio da intendere come espressione fondamentale dell’essere e che viene sistematicamente manipolato e piegato alle logiche del mercato. Ciò che e’ messo in primo piano, proprio grazie alle immagini estratte dalla stampa pubblicitaria, e’ esattamente cio’ che viene sistematicamente negato: l’essere umano non vive di bisogni materiali ma di desiderio che non puo’ esistere che nella mancanza. Solo il gesto creativo puo’ sovvertire tale logica e farne emergere la falsita’. In questo modo l’operazione artistica libera energia sovversiva e si connota come atto etico oltre che politico. Un atto cioe’ che ci consente di gestire adeguatamente la nostra liberta’ nel rispetto degli altri e ci permette di valutare la moralita’ di una pratica, in questo caso la pratica della mercificazione del desiderio. Il semplice gesto di graffiatura di una immagine patinata si rivela quindi essere una profonda meditazione filosofica. Mi sembra evidente che il riferimento all’opera postuma di Merleau-Ponty va ben al di la’ della scelta dello stesso titolo! Dobbiamo ricordarci di cio’ che ha detto il filosofo francese a proposito della pittura e cioe’ che non fa che attivare, mobilitare il dubbio insito nello sguardo naturale. Vale a dire che il mondo percepito e’ un mondo polimorfo, e’ una creazione indefinita. “L’essere e’ cio’ che esige da noi una atto di creazione perche’ ne possiamo avere esperienza”. E’ cioe’ grazie alla creazione (al gesto creativo) che si libera qualcosa dell’essere che ce ne dona testimonianza senza che possa mai convertirsi in oggetto. L’operazione di Pignotti non fa che scavare il solco tra cio’ che percepiamo e cio’ che e’ in realta’. Merleau-Ponty va quindi coniugato con le meditazioni sull’erotismo, e in particolare sull’occhio, sviluppate da Georges Bataille. Basti l’incipit del suo famoso testo L’Ano solare: “E’ chiaro che il mondo e’ puramente parodistico, qualsiasi cosa si guardi e’ la parodia di un’altra, o ancora la stessa cosa sotto forma ingannevole”.